Dopo appena qualche anno dall’entrata in vigore del Decreto Ministeriale 13 Agosto 2014 n°140. Nello specifico:“Regolamento recante la determinazione dei criteri e delle modalita’ per la formazione degli amministratori di condominio nonche’ dei corsi di formazione per gli amministratori condominiali” è partita una campagna attraverso portali web, social network, convegni e interventi tesa di fatto a demolire quanto di buono ha rappresentato e rappresenta il nuovo regolamento sulla formazione degli amministratori.
Quale grimaldello dell’attacco frontale ed immotivato alla nuova formazione sono usati argomenti non condivisibili.
Innanzitutto si critica la presunta genericità del Decreto medesimo. Da questi novelli tutori della iper regolazione, forse si sarebbe auspicato un intervento estremamente restrittivo teso a fare della formazione in ambito condominiale, un’attività costosa, forse riservata alle università o ad altri enti pubblici con competenze in materia di formazione.
Inoltre si critica, senza conoscerla la formazione telematica, ritenendo auspicabili corsi di estrema complessità, l’obbligo di stage formativi di diversi mesi dopo il corso, il controllo pedissequo degli enti di formazione, anche attraverso certificazioni i terzi, un percorso di formazione periodica estremamente elaborato. Il tutto proponendo un sistema basato esclusivamente da controlli, finalizzati a rendere il percorso estremamente complesso ed articolato.
Contrariamente a quanto auspicato il Ministero ha licenziato un buon intervento di natura liberale, che, responsabilizzando la figura del Responsabile scientifico, ha inteso liberare la formazione da costi improduttivi, rendendola snella, ma valida ed aprendo la formazione medesima al mercato, senza alcun costo, per la serietà e qualità del percorso formativo, che, come strutturato rispetta i migliori standard in materia. Di fatto il Responsabile scientifico, assume la responsabilità del corso, e non è la prima volta, che il legislatore italiano, in ossequio ai principi del liberalismo e del libero mercato, delega a privati qualificati alcune proprie competenze.
Altro perno dell’attacco frontale al Decreto viene individuato nella critica strumentale alla formazione telematica. Contrariamente da quanto ritenuto da questi signori, la previsione regolamentare appare giustificata, innanzitutto da motivazioni etiche ed economiche. I vantaggi dell’uso delle nuove tecnologie in materia di formazione sono ormai riconosciuti universalmente. Poichè di fatto, l’accesso alla formazione è condizionato da evidenti limiti, geografici, (si pensi ai residenti i piccoli centri), professionali (si pensi alla difficoltà di conciliare la formazione con orari prestabiliti ed il lavoro), ed economici, (si pensi ai costi consistenti dei corsi residenziali), nella realtà contemporanea le nuove tecnologie, permettono attraverso l’uso di sistemi multimediali (internet) di ridurre notevolmente i limiti di accesso alla formazione citati. Ottimizzando i tempi i modi ed i costi della formazione, prevedendo la possibilità di condividere la conoscenza anche senza la condivisione di uno spazio materiale.
Si pensi che con un corso e-learning si potrà formare un soggetto domiciliato in un comune lontano dai grandi centri, costretto al fine di seguire un corso residenziale a dispendiosi spostamenti, con notevole risparmio per la produttività individuale. Con drastica riduzione dei costi della formazione stessa, e relativa eliminazione delle spese di viaggio e degli spostamenti fisici. Con possibilità di dare i medesimi standard formativi ai candidati residenti su tutto il territorio nazionale.
Inoltre, il legislatore Italiano ha da tempo aperto e consentito in svariati campi l’accesso alla formazione e-learning (Università). Ove il Decreto Ministeriale non avesse considerato la possibilità di offrire formazione a distanza nel campo dell’amministrazione condominiale, si sarebbe posto in contrasto con una corposa legislazione previgente, anche gerarchicamente superiore, che, ha promosso la formazione on-line in molti campi, tra cui quello universitario di massima rilevanza didattica.
Alla luce di quanto detto appare spontaneo porsi questa domanda a chi conviene, la campagna di attacco, che abbiamo evidenziato, cosi strutturata contro il Decreto sulla formazione? A chi conviene una formazione universitaria, con costi di gestione esorbitanti, tesa a proporre corsi di notevole durata ed a scoraggiare i giovani all’ingresso alla professione caratterizzata da costi di accesso insostenibili?
Prevedendo la Legge, che, la formazione sia continua, quanto sarebbe costato ad un giovane aggiornarsi annualmente con corsi così concepiti? Quando da associato ad una associazione professionale potrà avere i medesimi servizi (Formazione iniziale e continua) con una semplice quota di adesione. C’è qualcuno che ha interesse a creare corsi con costi di accesso molto alti, per monopolizzare il mercato delle amministrazioni condominiali? Creando corsi di difficile organizzazione, prerogativa esclusivamente di gruppi imprenditoriali capaci di ingenti investimenti economici.
Il sistema associativo ha garantito fina ad ora ottimi corsi a prezzi accessibili, chi vuole monopolizzare il mercato? Chi c’è al centro di questo sistema? Appare indubbio come sia intenzione di centri d’interessi monopolizzare il mercato delle gestioni condominiali, creando dei corsi iper elaborati e costosi e scoraggiando l’accesso dei giovani alla professione, con evidenti limiti al sistema della concorrenza.
Con l’attacco frontale al Decreto, si evidenziano interessi diversi, tesi a marginalizzare il ruolo associativo, specialmente in campo formativo. Per regalare la formazione degli amministratori a soggetti terzi, rendendo il percorso eccessivamente lungo e oneroso e limitando l’accesso al mercato. Con finalità di realizzare corsi o master manageriali, anche in ambito universitario, che, poco o nulla hanno a che vedere con la figura di amministratore di condominio.